Li hanno bloccati sul più bello. L'olio extra vergine pugliese, "quello tinto con la clorofilla... che è veleno ed è pure cancerogeno", ridevano per telefono, stava per sbarcare negli Stati Uniti. I container pronti, gli acquirenti già trovati: sono arrivati i carabinieri e hanno sequestrato tutto. Intanto però avevano già invaso i piccoli market di Milano e provincia. Ma anche molti negozi in Germania, Svizzera, e per rimanere in Italia, in Toscana, Liguria, Veneto. Il prossimo business era quello dell'Europa dell'est. In un anno e mezzo avevano messo già sul mercato 400 mila lattine di olio contraffatto, cattivo e pericoloso per la salute dell'uomo. "Ma in fondo, noi, mica spacciamo droga. Non facciamo niente di male", si rincuoravano tra loro.
Era una banda organizzata quella dell'olio alla clorofilla, un'"associazione a delinquere" esperta e specializzata, tanto che molti dei componenti sono riconducibili a famiglie della criminalità organizzata. È la mafia di Cerignola (la patria dei caporali del pomodoro), quella radicata nello spaccio di droga e nel commercio di auto rubate. Che, a qualche chilometro di distanza dalla centrale del vino adulterato, aveva messo mano sul grande business della sofisticazione alimentare. E piano piano stava avvelenando l'Italia. Tutti i giorni, a tavola, condendo l'insalata.
A scoprire la banda della 'Mercedes bianca' è stata la procura di Foggia insieme con i carabinieri del Nas di Bari: 39 arresti, quattro famiglie (Pedico, Errico, Sinerchia-Giannatempo e Merra) che, come fossero i mandamenti mafiosi, si erano divisi il territorio, ma condividevano i modi di operare, il business, le tecniche di avvelenamento. Taroccavano l'olio. Poi lo marchiavano con etichette di aziende inesistenti ma dal nome ammiccante (Il Frantoio, La Torre, Le gocce d'oro), con tanto di spiegazione altisonante sul retro ("È olio ottenuto mediante frangitura e sgocciolamento naturale a freddo di olive selezionate"). Lo imbottigliavano. E partendo dalla Puglia o dalla Campania lo caricavano su un furgone Mercedes bianco e con l'aiuto di compaesani emigrati al Nord invadevano i mini-market dell'hinterland milanese e di altre regioni nel Nord.
Il business era enorme: una lattina da cinque litri di olio taroccato costa all'associazione circa 5 euro (comprese le spese di trasporto, le etichette, i contenitori metallici in banda stagnata, i tappi e l'olio di semi). Da quel furgoncino bianco veniva scaricato e venduto nei market del nord Italia come "olio extravergine di oliva" a 20 euro. Il guadagno netto era di oltre il 400 per cento. In 18 mesi, da quando cioè i Nas coordinati dal pubblico ministero Giuseppe Gatti si sono messi sulle tracce della banda, sono state immesse sul mercato un centinaio di tonnellate di prodotto per un giro di affari di quasi 10 milioni di euro. Frutto, come spiega uno degli investigatori, di un marketing criminale: "Un tempo dal Sud arrivava olio sfuso, costava poco, ma era cattivo. Ora invece si truffano i consumatori sfruttando proprio il fatto che l'olio fosse doc, che arrivasse dagli uliveti pugliesi, che fosse fatto come un tempo". Avevano fatto le cose in grande, come si legge sulle etichette pirata: "L'olio prodotto prima del confezionamento viene conservato in recipienti a temperatura costante in assenza di luce e aria", tanto che "potrebbe formarsi un leggero deposito sul fondo. Ciò è dovuto a precipitazioni naturali che non pregiudicano, anzi denotano la genuinità del prodotto". Quel 'deposito sul fondo' in realtà poteva essere muffa. La banda utilizzava la clorofilla in garage lerci a San Ferdinando di Puglia, un paese a pochi chilometri da Foggia. Oppure acquistava "olio proveniente da organismi geneticamente modificati, olio la cui natura ed eventuale non tossicità sono ancora tutte da dimostrare", scrive il gip di Foggia, Lucia Navazio, che ha arrestato le 39 persone.
A leggere le carte, la Procura è arrivata appena in tempo. L'8 giugno 2007 i carabinieri del Nas sequestrano a Pietro Errico - considerato "il capo indiscusso del sodalizio delinquenziale" - 1.680 litri di olio alla clorofilla pronte a partire per gli Stati Uniti. Dicono gli investigatori che si trattava soltanto di un assaggio del nuovo, grande business: dopo aver invaso il nord Italia, aver cominciato a vendere in Svizzera e Germania, era l'America la nuova frontiera. Errico aveva contattato già l'intermediario per la vendita, preparato la prima partita. I container erano pronti all'imbarco quando sono intervenuti e hanno sequestrato tutto i Nas di Taranto, allertati dai colleghi baresi. Il business negli ultimi mesi stava crescendo, e parecchio. Per questo la banda aveva deciso di non fare più tutto in casa ma di rivolgersi a professionisti del settore per produrre etichette e bottiglie, per di più ditte campane. Era proprio dalla provincia di Napoli che partivano i camion Mercedes alla volta del Nord. Le sofisticazioni venivano realizzate però sempre e soltanto in Puglia; a coordinare le operazioni c'era sempre un componente della famiglia e a colorare l'olio provvedeva un gruppo di rumeni, assoldati e istruiti in mesi di addestramento. A volte sbagliavano, però. Tanto che l'estate scorsa un uomo pugliese dell'organizzazione si prese una bella 'cazziata' dai milanesi. Tanti rifornitori si stavano lamentando che "l'olio faceva schifo. Diglielo, altrimenti qua succede il casino. Dovete tagliarlo meglio", come urlava al telefono uno dei rivenditori, ascoltato dai carabinieri.
L'inchiesta nasce proprio da un errore di sofisticazione. Una serie di utenti segnalano ai Nas di Torino la presenza in commercio di olio cattivo. Vengono così ordinate alcune analisi e l'esito non lascia dubbi: non si trattava di extravergine, ma di olio di semi colorato. Le bottiglie sequestrate in Piemonte portano l'etichetta della Cooperativa Agricola Latorre di Andria. La cooperativa però non esiste. Da Torino viene così mandata un'informativa a Bari e gli uomini del comandante Antonio Citarella in due giorni riescono a risalire al centro si smistamento dell'olio taroccato: il 12 dicembre del 2006 sequestrano a Cerignola circa 30 mila etichette di varie aziende olearie inesistenti, tappi, cartoni per imballaggi, attrezzature varie, e 20 chili circa di sostanza scura, presumibilmente clorofilla. "Da quel momento abbiamo cominciato a risalire la piramide", raccontano gli investigatori: "Era come una matrioska, un sistema fittissimo di scatole cinesi: da un'etichetta arrivavamo a un'altra, indagando su un gruppo malavitoso risalivamo a un altro". "Un effetto devastante non soltanto sul piano del danno arrecato ai singoli destinatari del prodotto alimentare", spiega la giudice Navazio di Foggia: "Ma, se possibile, ancora di più all'immagine del mercato dell'olio extra vergine di oliva italiano. Hanno creato etichette ammiccanti per il consumatore per vendere e truffare meglio. Utilizzando il marchio del made in Italy è stata gravemente lesa l'immagine del mercato nazionale del settore, vista la ricerca di canali di commercializzazione del prodotto all'estero". Gli americani se ne facciano una ragione: per l'olio taroccato doc dovranno ancora aspettare un po'.
fonte: espresso.i
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domenica 9 agosto 2020
Quando l'olio non sa di olio
sabato 8 agosto 2020
Falso Olio extravergine d’oliva: ecco le aziende che non superano i test 12/12/2016
Di truffe sull’olio d’oliva spacciato per extravergine ne abbiamo abbastanza, eppure siamo davanti all’ennesimo inganno: prodotti che promettono una qualità che di fatto non hanno.
Appena un anno fa, vi parlavamo di un ‘registro degli indagati’, ovvero di sette aziende olearie che dovevano rispondere di frode in commercio per aver spacciato un comune olio di categoria 2, meno pregiato e meno costoso, per extravergine d’oliva.
Un circolo vizioso che a quanto pare continua. Durante la trasmissione Patti Chiari, punta di diamante dei consumatori sulla tv svizzera pubblica Rsi, Lorenzo Mammone e Remy Storni hanno denunciato il cosiddetto “scivolone degli extravergini”, ovvero vergini spacciati per extravergini.
LEGGI anche: LA TRUFFA DELL’OLIO D’OLIVA VENDUTO COME EXTRAVERGINE. COME SCEGLIERE QUALE ACQUISTARE?
Ma facciamo un passo indietro. Il mercato dell’olio extravergine è in realtà regolato da norme severissime. Per stabilire se un olio è un extravergine d’oliva esistono vari panel test, ovvero analisi sensoriali e chimiche dell’olio che servono a scoprirne i difetti come il rancido, la muffa e tutti quelli stabiliti dalle linee guida dell’Unione europea, ma anche la piccantezza o l’amarezza.
Affinché un olio venga classificato come un extravergine, secondo la normativa vigente, ‘la meridiana dei difetti deve essere pari a zero e il gusto praticamente perfetto’.
LEGGI anche: OLIO EVO: PROPRIETÀ E TUTTO CIÒ CHE BISOGNA SAPERE SULL’OLIO EXTRAVERGINE DI OLIVA
Delle 12 bottiglie analizzate dalla trasmissione, sei non hanno superato i test. I campioni sono stati sottoposti a due analisi organolettiche e a una chimica. Gli oli sono stati fatti assaggiare a Zurigo dall’unico panel test svizzero riconosciuto dal Coi, il Comitato oleolicolo internazionale e poi anche dal comitato di assaggio ufficiale dell’olio Dop Chianti in Toscana. I risultati ? Identici.
Indice
Gli oli extravergine che non sono… extravergine
Tra le nostrane troviamo:
Olio De Cecco classico extravergine d’oliva
Definito dal panel come: ‘Un olio rancido e sicuramente non extravergine’.

Olio Carapelli extravergine d’oliva
Il parere del panel: ‘Il difetto principale è il riscaldo quando le olive vengono depositate più del previsto cominciano a fare una fermentazione. La maggior parte delle persone, pensa sia un gusto normale ma invece è un difetto. Non lo metterei nello scaffale’.

Olio Bertolli extravergine d’oliva originale
Per il panel: ‘È fangoso, ammuffito non è extravergine. Un olio difettato, si avverte la fermentazione delle olive, estremamente rancido’.

Nella lista nera c’è poi il meno conosciuto Filippo Berio e due oli non commercializzati in Italia Olivana e M-Budget.
LEGGI anche: OLIO EXTRAVERGINE D’OLIVA: CALORIE, PROPRIETÀ E BENEFICI PER LA SALUTE
Gli oli extravergine che sono… extravergine
A vincere il test, ovvero l’olio veramente extravergine d’oliva come indicato in etichetta è il Sabo 100% Italiano, imbottigliato da un’azienda ticinese e prodotto con materia prima della pugliese Olearia Clemente.
Sul podio anche il Gran Delizia Igp Toscano e il Monini. Risultati ottimi anche per il PrimaDonna venduto da Lidl, il Bio Natur Plus (100% Dop umbro) e il Qualité&Prix della Coop svizzera.
In realtà, anche se questi test promuovono il PrimaDonna venduto da Lidl, ricordiamo che lo scorso giugno l’Antitrust ha condannato la catena di supermercati a pagare una multa di 550 mila euro, per avere venduto olio extravergine con il marchio Primadonna che, secondo l’autorità, conteneva olio vergine di oliva. Tra i difetti riscontati: riscaldo, rancido, muffa e umidità in diverse bottiglie che non potevano essere vendute come extravergine come dichiarato in etichetta.
Dominella Trunfio
venerdì 7 agosto 2020
Le Vitamine
Indizi altalenanti. L'ultimo viene da uno studio inglese ed è che, se sono tante, fanno male, anzi accorciano la vita, specialmente quelle prese con gli integratori alimentari.
Precedentemente si diceva che allungano la vita, specialmente se sono tante e il più convinto assertore di questa teoria è stato Linus Pauling, noto chimico americano precursore della scoperta del DNA (due premi Nobel) che prendeva un grammo di vitamina C al giorno, venti volte più di quello che serve, sostenendo che allungava la vita: e, infatti, è campato fino a 93 anni.
Sotto accusa sono gli integratori alimentari, che in Italia e in Europa sono soggetti alla notifica dell'etichetta al Ministero della Salute. In base al decreto legislativo n. 169/2004, non possono contenere vitamine in quantità illimitate: per esempio, le quantità di vitamina C e vitamina E non possono superare il 300% della dose giornaliera consigliata e la vitamina A il 150%.
Poi ci sono gli "alimenti arricchiti con vitamine e minerali", ugualmente soggetti a preventiva notifica dell'etichetta al Ministero della Salute e transitoriamente sottoposti al decreto legislativo n. 111/1992 (quello sui dietetici), in attesa di una più precisa disciplina europea, in particolare per la definizione dei livelli di vitamine e minerali. La differenza con gli integratori è che questi sono vitamine e minerali artificiali in pillole, mentre gli altri sono normali alimenti addizionati con vitamine e minerali, sempre artificiali, cioè costruiti in laboratorio ricopiando la molecola naturale. Da tempo si discute se le vitamine artificiali sono uguali a quelle naturali, contenute specialmente negli ortofrutticoli.
Dal punto di vista della formula chimica sono uguali, ma questo concetto non va interpretato assolutisticamente o strumentalizzato per giungere alla conclusione che una pillola di vitamina può sostituire una o più porzioni di ortofrutticoli. Un preparato farmaceutico è un prodotto di laboratorio, a composizione nota, costituito da uno o più principi attivi e da un numero variabile di sostanze chimiche -gli eccipienti- aggiunte per vari scopi: conferire forma, consistenza, conservabilità, colore, eventualmente sapore, aroma, solubilità, eccetera. Un frutto (o un ortaggio), invece, è un piccolo mondo biologico, a composizione chimica estremamente complessa (variabile da un campione all'altro, ma sempre entro certi limiti, cosicchè si possono stabilire i valori medi dei principali costituenti), in cui coesistono più vitamine e una apprezzabile quantità di preziosi flavonoidi (e altri polifenoli).
Questi composti organici (che solo da pochi anni sono al centro di moderne ed entusiasmanti ricerche) sono dotati di attività antitossiche, antinfartuali e perfino antitumorali. In particolare, la triade caroteni-vitamina C-flavonoidi rappresenta un valido apparato antiossidante, ossia in grado di proteggere le strutture cellulari dall'attacco dei radicali liberi dell'ossigeno, altamente implicati nel meccanismo di comparsa delle lesioni arteriose, dei tumori e perfino della senescenza.
In altre parole, negli ultimi lustri i prodotti ortofrutticoli sono stati ulteriormente valorizzati: oltre al ruolo vitaminizzante, sono stati messi in risalto i loro meriti extra-nutrizionali, dovuti appunto ai flavonoidi (pigmenti vegetali) e alle fibre vegetali (che tra l'altro contribuiscono a migliorare la peristalsi intestinale. Infine, un altro pregio è che gli ortofrutticoli contengono le giuste quantità di vitamine e non si può eccedere (non si possono mangiare 20 arance al giorno).
Unione Nazionale Consumatori
Tratto da: www.greenplanet.net
giovedì 6 agosto 2020
I codici alimentari
Ti sei mai fermato a leggere un articolo di un giornale che parla di sostanze con nomi illeggibili o addirittura indecifrabili? E951, E221, E513. . . no, non sto dando i numeri, ti elenco solamente alcuni “codici” che potresti trovare sull’etichetta di qualche prodotto che consumi abitualmente non sapendo che potrebbero danneggiarti la salute. Spero che a questo punto tu non abbia rinunciato a leggere il mio articolo. Adesso cercherò di spiegare al meglio perché bisogna fare attenzione a ciò che mangiamo e soprattutto a ciò che diamo da mangiare ai nostri figli. Il primo codice cifrato di cui voglio parlare è E951, così a vederlo sembrerebbe innocuo, vediamo: Aspartame oppure L-alpha-aspartyl-L-phenylalanine-methylester Dolcificante presente nel 90% dei prodotti con dicitura LIGHT o SENZA ZUCCHERO. Questa dicitura viene collocata sulla confezione con orgoglio, a caratteri cubitali in modo che tutti possano vederlo, ben pochi però, dopo che sono stati attratti dalla “leggerezza” del prodotto vanno a verificare qual’è la componente che ha sostituito il vecchio e caro zucchero. L’Aspartame è il dolcificante maggiormente usato nelle bustine che al bar moltissimi usano per dolcificare il caffè, è il dolcificante presente in quasi tutte le gomme da masticare presenti sul mercato, è presente persino nello sciroppo per la tosse che forse (spero di no!) dai a tuo figlio. Ma cerchiamo di capire meglio che cos’è. L’Aspartame è costituito da fenilalanina, acido aspartico e metanolo. Il metanolo, componente dell’aspartame, viene liberato nell’intestino e si trasforma in acido formico e in formaldeide, entrambi questi metaboliti sono tossici. La fenilalanina e l’acido aspartico costituiscono il 90% dell’aspartame e questi aminoacidi, se assunti con l’alimentazione, vengono usati normalmente dal nostro organismo per processi biochimici vitali. Ma quando non sono accompagnati dagli altri amminoacidi diventano neurotossine. L’aspartame si converte cioè in sottoprodotti pericolosi per i quali non esistono contromisure naturali. La quantità di metanolo ingerita grazie all’aspartame è senza precedenti nella storia umana. [1] Nel corso degli anni l’aspartame è stato dimostrato essere dannoso da centinaia di studi, è stato collegato a cecità, problemi neurologici e vascolari, tumori, leucemie, difetti nei neonati e, secondo uno studio recente effettuato dallo scienziato Guadalupe Garcia dell’Università di Queretaro, l’aspartame aumenta notevolmente anche il rischio di aborto. Vorrei però portare alla tua attenzione il secondo studio effettuato dalla Fondazione Europa Ramazzini presentato il 23 aprile 2007 a New York dove il Dottor Soffritti ha ricevuto il Premio Selikoff per i suoi studi sull’aspartame. I risultati della ricerca dimostrano che l’aspartame è cancerogeno anche usato in piccole dosi, causa un aumento significativo di linfomi, leucemie e tumori maligni. A questo punto credo che l’unica domanda da farsi sia perchè questo dolcificante è ancora sul mercato? La risposta credo che sia risaputa. Gli interessi economici delle multinazionali sono ben più importanti della nostra salute. Continuiamo analizzando un altro additivo che troviamo spesso e malvolentieri: Sodio Benzoato Antimicrobico presente nella maionese e nelle bibite analcoliche con meno del 12% di succo (es. coca cola light, fanta, sprite, nestea, ecc) Quando utilizzato in soluzioni acide, il sodio benzoato si converte in acido benzoico, una sostanza particolarmente tossica. Ma la sua pericolosità non finisce qui. Secondo uno studio del professor Peter Piper, del dipartimento di biologia molecolare e biotecnologie dell’Università di Sheffield, il sodio benzoato testato su cellule vive di lieviti distrugge aree del DNA nelle stazioni energetiche cellulari, i mitocondri. Egli ha affermato che questa sostanza provoca danni al DNA mitocondriale, sino ad inattivarlo. I mitocondri consumano ossigeno per produrre energia e se danneggiati, come in alcune patologie, le cellule cominciano a non funzionare correttamente. Questi danni al DNA possono essere collegati a malattie neuro-degenerative come il Morbo di Parkison e provocano decadimento cellulare precoce. Il professor Piper afferma “La mia preoccupazione concerne soprattutto i bambini, che ne sono grandi consumatori”. Come dargli torto, i bambini sono il nostro futuro, se continuiamo ad intossicarli con additivi, coloranti e dolcificanti di dubbia sicurezza (o dimostrata tossicità) si ritroveranno in un mondo di sofferenze causate da tantissime malattie di dubbia provenienza. Ci sarebbero una montagna di documenti da pubblicare su additivi, coloranti e conservati, credo che sia comunque più importante che le persone, come te e come me inizino a leggere la composizione di tutto ciò che si compra al supermercato, magari girando con un “dizionario” codici E – italiano! Puoi trovare un comodo ed utile depliant tascabile sul nostro sito all’indirizzo: Scarica la lista, mettila nel portafogli o nella borsa ed inizia a capire che cosa compri e consumi abitualmente. L’unico modo per migliorare le condizioni delle generazioni future è quello di far capire ai produttori che non siamo più ciechi di fronte allo scaffale del supermercato e non saremo più disposti a comprare prodotti con ingredienti di dubbia sicurezza. Evitiamo i loro prodotti, solo così i produttori ciechi inizieranno di nuovo a vedere.
mercoledì 5 agosto 2020
Il colesterolo non provoca l'infarto, ma è un affare per chi vende farmaci
Finalmente. Il fatto che uno dei tanti megafoni delle finte crisi sanitarie degli ultimi anni - il Corriere della Sera - abbia dedicato lunedì ben due pagine alle bufale degli anni passati è un buon segno. Certo, ci sarebbe piaciuto essere stati meno isolati quando invitavamo a ragionare sui numeri e a non farsi trascinare dall'isteria (pilotata da potenti interessi), quando insomma scrivevamo che non saremmo morti di mucca pazza, né di Sars o di aviaria, ma che sarebbe stato più probabile venire spazzati via da un Suv o morire di rifiuti tossici. Stessa cosa si può dire per l'allarme "bioterrorismo" in nome del quale sono stati elargiti fior di milioni - basti pensare all'epopea dello Spallanzani - per fronteggiare la fantomatica epidemia di antrace rivelatasi, anche quella, una bufala.
Ben vengano le riflessioni su quei cinque-seicento milioni di euro buttati via per prevenire le (false) epidemie in arrivo mentre negli ospedali mancano posti letto e infermieri, ma vediamo come se la cavano i colleghi nello smascherare le bufale di oggi, quelle che continuano a risucchiare fondi e a suscitare paure prive di fondamento. E, se i dati dei nuovi studi verranno confermati, certo quella del colesterolo potrebbe delinearsi come la madre di tutte le bufale.
All'inizio di febbraio è stata infatti resa pubblicata una ricerca che smentisce uno dei dogmi della medicina degli ultimi anni ovvero la stretta correlazione fra colesterolo e infarto. Lo studio Enhance ha dimostrato che due farmaci anticolesterolo (l'ezetimibe che ne inibisce l'assorbimento intestinale e la simvastatina che ne riduce la produzione nel fegato) non apportano alcun beneficio alle nostre arterie. Insomma: anche se i farmaci abbassano il livello di colesterolo presente nel sangue non riducono il rischio di infarto. Lo studio, condotto e finanziato dai produttori dei due farmaci, è stato tenuto nel cassetto per due anni prima di arrivare alla pubblicazione di oggi.
Nel commento del corrispondente della rivista Science Gary Taubes, pubblicato sull'Herald Tribune del 6 febbraio, viene spiegata l'origine dell'equivoco: in sostanza si è sempre confuso il colesterolo con le proteine che lo trasportano, le lipoproteine appunto.
Ma il colesterolo può essere buono a seconda che sia veicolato da lipoproteine a alta densità (Hdl) o a bassa densità (Ldl) e niente dimostra che sia lui il vero nemico visto che l'infarto colpisce anche persone con valori normali. I due farmaci presi in considerazione dallo studio Enhance, infatti, pur abbassando il livello del colesterolo non prevengono affatto la formazione delle placche.
Insomma, dopo anni di disgustosi beveroni, faticose rinunce e culto dei mitici omega 3, viene fuori che il colesterolo alto non fa male: una vera e propria rivoluzione che però, anche se è stata diligentemente riportata da qualche quotidiano nazionale, non ha minimamente interrotto il constante flusso di spot che ci consigliano questo o quel prodotto né, tanto meno, ha suscitato il mea culpa della comunità medica per avere tanto entusiasticamente abbracciato il verbo dell'industria farmaceutica.
Bisogna sottolineare che la stessa cosa accade negli States dove la Food and Drugs Administration, l'ente americano per il controllo delle medicine che alla fin fine detta la linea a tutto il pianeta, continua a registrare farmaci per la prevenzione delle malattie cardiache solo in base al fatto che riducono le lipoproteine che trasportano i grassi nel sangue mentre le autorità sanitarie continuano a condurre campagne di prevenzione mirate alla riduzione del colesterolo.
Gli interessi dell'industria farmaceutica nel settore delle malattie cardiovascolari sono evidenti - basti pensare quanti milioni di pazienti hanno continuato la terapia nei due anni durante i quali lo studio Enhance è stato tenuto in stand-by. In effetti, grazie alle dissennate abitudini alimentari dell'Occidente e all'allarme diligentemente pompato dai media, il mercato dei farmaci anti-colesterolo fa impallidire quello delle finte epidemie: il settore registrava un fatturato di 36 miliardi di dollari già nel 2003 e attualmente più di 40 milioni di statunitensi sono in cura.
Sul Corriere del 7 febbraio scorso Adriana Bazzi scriveva: «Le industrie hanno tutto l'interesse a promuovere l'ipotesi colesterolo, ad allargare la quota di consumatori di farmaci anticolesterolo (lo hanno fatto riducendo sempre di più i livelli normali nel sangue in modo da creare più "malati" come ha già denunciato il British Medical Journal) e a giocare sull'ipotesi colesterolo buono (da aumentare) e cattivo (da ridurre) per proporre nuove molecole dal momento che stanno scadendo i brevetti di quelle vecchie».
Bazzi si riferisce al 2004, quando oltreoceano vennero definite le "nuove linee guida" che crearono, dal nulla, ben 7 milioni di malati in più. Quando scoppiò la polemica venne fuori che ben 6 dei 9 membri che formavano la commissione erano noti per le loro frequentazioni con le case farmaceutiche e si scoprì che l'autore di uno studio relativo ai problemi cardiovascolari era collegato con ben 20 compagnie che producono medicinali e "attrezzature" per il cuore. Conflitto d'interesse? Non scherziamo.
Nel mondo anglosassone il fatto che gli studi sull'efficacia di un farmaco vengano finanziati dal suo stesso produttore non desta scandalo, basta che venga dichiarato pubblicamente. Per sapere come va dalle nostre parti, dove in genere il conflitto d'interesse non viene nemmeno esplicitato, consigliamo la lettura del bellissimo libro scritto da Marco Bobbio nel 2004: "Giuro di esercitare la medicina in libertà e indipendenza - Medici e industria".
di Sabina Morandi
lunedì 3 agosto 2020
Cambiamenti climatici ci renderanno più generosi?

In questi giorni il nostro governo non fa altro che parlare del “Pacchetto Clima” e di tutti i problemi di natura economica che potrebbe comportare accettare una simile iniziativa. Combattere il riscaldamento ci farà diventare più poveri? Poveri non si sa, ma sicuramente più generosi, questo almeno secondo uno studio della Yale University che afferma che il caldo influisce sulle persone rendendole maggiormente disponibili verso gli altri.
Lo studio c’entra poco con il cambio climatico e il conseguente riscaldamento globale, mi è comunque sembrato curioso riportare uno dei possibili aspetti che un eventuale aumento delle temperature potrebbe provocare sulle persone. Sembrerebbe infatti che il caldo corporeo aumenti la nostra generosità rendendoci più altruisti e positivi nel giudicare gli altri.
Gli psicologi Lawrence Williams e John Barg hanno coinvolto un gruppo di volontari in alcuni esperimenti il cui contenuto era quello di analizzare i comportamenti delle persone in situazioni di caldo o di freddo. Da queste prove è emerso che i giudizi positivi verso le altre persone e la generosità erano aspetti che aumentavano man mano che i soggetti avevano a che fare con una temperatura più alta. L’esperimento ha fatto ipotizzare che dietro a questo effetto caldo ci sia una regione del cervello deputata ad elaborare le condizioni termiche determinando differenti comportamenti in funzione di queste. Dovessimo avere climi sempre più torridi aspettiamoci perlomeno di vivere in maniera più socievole, magra consolazione verrebbe da dire, ma chissà non possa essere un punto di forza per vivere in maniera sostenibile.
fonte: scienzemag.org
domenica 2 agosto 2020
sabato 1 agosto 2020
venerdì 31 luglio 2020
giovedì 30 luglio 2020
La cosa più importante della vita

Nessuno può negarlo, la cosa più importante della vita è…la vita, ma senza la salute la vita spesso diventa un inferno. La cosa più importante non è avere una casa, un lavoro, un amore o amici su cui contare, ma la salute, e solo quando questa viene a mancare ci si accorge della sua preziosità. Infatti se uno ha una casa, un buon lavoro, un amore e anche amicizie ma è preda di una terribile malattia tutto si vanifica, ogni cosa perde di significato, di valore, di importanza: è come se tutto intorno si dissolvesse e nulla più fosse in grado di renderci sereni e felici. L’amore, gli amici, il denaro possono renderci la malattia meno gravosa ma ciò che ci realizza passa inevitabilmente attraverso la buona salute. Si può essere la persona più facoltosa della terra, si può avere un lavoro altamente gratificante, si può essere ai vertici del sistema dirigenziale, si può essere capi di stato o di governo ma se non si è in buona salute si diventa deboli, fragili e bisognosi di tutto. Tra l’ottima salute, la ricchezza, la bellezza o la notorietà chiunque sceglierebbe la prima.
Ognuno di noi, impegnato nel sociale, rivendica l’importanza e la priorità del proprio settore. C’è chi è convinto che la cosa più grave ed urgente è lottare contro l’aumento delle tasse; chi contro le vittime del traffico, chi contro gli abusi e le bugie delle grandi lobby farmaceutiche, chi contro le droghe, chi contro l’alcol, chi contro l’emarginazione, chi contro l’inefficienza dei trasporti, degli ospedali, chi contro l’inquinamento atmosferico, chi contro le estorsioni ecc. ecc. ma per poter lottare contro ogni ingiustizia occorre essere in vita, in salute, altrimenti tutto viene a vanificarsi. Se poi si considera che il 34% dei tumori (che solo in Italia causano 170.000 morti all’anno, altro che incidenti automobilistici!) sono direttamente attribuibili alla cattiva alimentazione ci si rende conto che questa nostra strana società, superficiale quanto irresponsabile, trascura totalmente l’importanza della salute come strumento nella cultura di base.
Il mondo della formazione scolastica tutto insegna eccetto come conoscere se stessi, i propri meccanismi fisiologici, le leggi naturali che governano la nostra vita e il modo per non ammalarsi. E’ come dare al soldato ogni consegna eccetto ciò che gli serve a restare in vita. La scienza dell’anatomia comparata, lo studio degli istinti, l’immunologia, della giusta alimentazione e del vivere conformi alle nostre vere esigenze chimico-biologiche viene totalmente ignorata, come se la salute fosse un aspetto secondario, un optional della vita, un particolare trascurabile. La materia più importante è considerata non un bagaglio ed una ricchezza che riguarda direttamente ogni singola persona ma solo una cerchia di esperti ai quali affidarsi quando la nostra salute e la nostra stessa vita è in pericolo. E quando i medici per mezzo dei mass media parlano di prevenzione è solo l’invito a fare indagini diagnostiche per verificare, passivamente, la situazione dell’individuo il quale se dovesse risultare negativo può continuare a vivere come sempre, se invece dovesse risultare positivo allora deve incominciare a curarsi o sottoporsi a interventi terapeutici quasi sempre invasivi. In questa prospettiva diagnostica si trascura il fatto che un organismo inquinato può risultare negativo oggi ma un giorno dopo può raggiungere il suo massimo livello di tolleranza e risultare positivo alla malattia.
A scuola si insegna di tutto: la geografia, la storia, l’economia, l’astronomia, la filosofia, la religione, le materie letterarie, quelle tecniche, quelle artistiche, quelle scientifiche e ora l’informatica; praticamente l’individuo risulta esperto di ogni settore dell’immenso scenario delle attività umane, eccetto ciò che gli serve a vivere in buona salute, essere esente da malattie e quindi dal dolore e preservare se stesso anche da una morte prematura. E’ come acquistare il più evoluto dei congegni senza preoccuparsi di avere il libretto delle istruzioni per poi lamentarsi del suo cattivo funzionamento.
Perché succede questo? A chi giova questo stato di cose di un’umanità debole, malaticcia, falcidiata da malattie croniche e bisognosa di cure? L’OMS annovera circa 5000 differenti malattie e 200.000 differenti farmaci per combatterle. Perché nessuno si preoccupa di rendere obbligatoria la scienza dell’alimentazione nelle scuole? Come può l’individuo accettare passivamente di mettere la propria salute e la propria vita nelle mani di persone estranee, che non conoscono la nostra storia personale e che potrebbero anche non essere in grado di guarirci e soprattutto a indicarci la strada per non farci ammalare?
E’ vero che ci sono malattie e situazioni particolari in cui l’individuo non esperto in materia non è in grado di fronteggiare, ma è pur vero che se fosse educato, informato sulle cause vere che portano alla malattia l’attuale scenario apocalittico si ridurrebbe in modo significativo. Vale la pena ricordare che, (secondo dati ufficiali) il 30% dei fattori di rischio per il cancro sono attribuibili proprio alla cattiva alimentazione, specialmente grassi e proteine animali; il 30% al tabacco; il 15% a fattori ereditari; il 5% all’obesità e vita sedentaria, il 3% all’alcool e solo il 2% all’inquinamento ambientale. In USA (dove il 68% di tutte le malattie sono di derivazione alimentare; dove su un totale di 250 milioni di individui, solo 3 milioni risultano in buona salute) il 12% del Pil viene assorbito per curare le malattie dovute appunto alla cattiva alimentazione.
Proviamo ad immaginare quanto dolore, quante energie e quante vite sarebbero risparmiate se la gente adottasse il regime alimentare vegetariano. Ma forse questo non tornerebbe a beneficio di chi da questo stato di cose trae cospicui vantaggi economici.
Franco Libero Manco
mercoledì 29 luglio 2020
Il 'sesto senso' esiste, ed è per le calorie
I circuiti cerebrali della ricompensa hanno funzioni non ancora identificate relative alla rilevazione di segnali gastrointestinali e metabolici
PAROLE CHIAVE
dolcificanti recettori per il dolce obesi
Il cervello può "sentire" le calorie nel cibo indipendentemente dai meccanismi del gusto, lo prova una ricerca condotta su topi da un gruppo di biologi del Duke University Medical Center.
I ricercatori, che illustrano il loro studio in un articolo pubblicato sull'ultimo numero della rivista "Neuron", hanno scoperto che il sistema cerebrale della ricompensa è attivato da una sorta di "sesto senso"
Come spiegano Ivan de Araujo e colleghi, nell'esperimento sono stati utilizzati topi geneticamente modificati in modo che il recettore cellulare che permette di rilevare il gusto dolce mancasse di una proteina essenziale, rendendoli così "ciechi" rispetto alla sensazione di dolce.
Successivamente hanno sottoposto i topi così modificati e un gruppo di topi normali a test in cui venivano loro somministrate soluzioni di zucchero e di dolcificanti non calorici. Nei test i topi insensibili al gusto dolce preferivano comunque il liquido calorico; è risultato anche che in tutti i topi i circuiti cerebrali della ricompensa e i livelli di dopammina venivano attivati dall'assunzione calorica, indipendentemente dalla capacità di sentirne il gusto.
"Abbiamo mostrato che il sistema della ricompensa, che in precedenza era stato associato con la rilevazione di un valore di ricompensa da parte dei composti gustativamente gradevoli, risponde al valore calorico dello zucchero in assenza del segnale proveniente dai recettori del gusto", ha osservato de Araujo. "Quindi questi circuiti cerebrali non codificano solamente l'impatto correlato alla gradevolezza dei cibi, ma possono eseguire funzioni non ancora identificate che comprendono la rilevazione di segnali gastrointestinali e metabolici."
La scoperta, osservono i ricercatori, ha importanti implicazioni per la comprensione della patogenesi dell'obesità.
martedì 28 luglio 2020
Il caffe usato come biodiesel
Secondo uno studio dell’Università del Nevada-Reno, pubblicato sul Journal of Agricultural and Food Chemistry, dagli oltre 7 miliardi di tonnellate di caffè consumati ogni anno nel mondo, potrebbero venire prodotti circa 1,2 miliardi di litri di biodiesel. I resti del caffè risultano particolarmente adatti alla conversione in carburante poiché già contengono il 10/15% di olio a seconda della varietà (arabica o robusta).
Il biodiesel prodotto, inoltre, è molto stabile, a causa degli agenti anti-ossidanti contenuti nel caffè, mentre il residuo può essere utilizzato come compost per il terreno o pellet per stufe. I ricercatori hanno asciugato i resti di caffè della Starbucks (già impiegati come compost negli USA), mischiandoli successivamente con dei solventi per estrarne l’olio contenuto dopo un passaggio in una centrifuga. I solventi vengono poi recuperati e riutilizzati nel ciclo successivo.
Il risultato finale è del biodiesel dal totale dell’olio estratto dal caffè. Il settore del caffè in Italia alimenta un giro d’affari alla produzione che si aggira sui due miliardi di euro. I torrefattori in attività sono circa 750 e trasformano annualmente poco più di 6,8 milioni di sacchi di caffè verde (un sacco = 60 kg), tutto importato. Questo vuol dire che nel 2007 sono state importate circa 420 mila tonnellate di caffè; usare lo scarto per fare carburante e compost potrebbe essere una buona idea per accrescere l’indipendenza energetica.
by ecoblog.it
Secondo uno studio dell’Università del Nevada-Reno, pubblicato sul Journal of Agricultural and Food Chemistry, dagli oltre 7 miliardi di tonnellate di caffè consumati ogni anno nel mondo, potrebbero venire prodotti circa 1,2 miliardi di litri di biodiesel. I resti del caffè risultano particolarmente adatti alla conversione in carburante poiché già contengono il 10/15% di olio a seconda della varietà (arabica o robusta).
Il biodiesel prodotto, inoltre, è molto stabile, a causa degli agenti anti-ossidanti contenuti nel caffè, mentre il residuo può essere utilizzato come compost per il terreno o pellet per stufe. I ricercatori hanno asciugato i resti di caffè della Starbucks (già impiegati come compost negli USA), mischiandoli successivamente con dei solventi per estrarne l’olio contenuto dopo un passaggio in una centrifuga. I solventi vengono poi recuperati e riutilizzati nel ciclo successivo.
Il risultato finale è del biodiesel dal totale dell’olio estratto dal caffè. Il settore del caffè in Italia alimenta un giro d’affari alla produzione che si aggira sui due miliardi di euro. I torrefattori in attività sono circa 750 e trasformano annualmente poco più di 6,8 milioni di sacchi di caffè verde (un sacco = 60 kg), tutto importato. Questo vuol dire che nel 2007 sono state importate circa 420 mila tonnellate di caffè; usare lo scarto per fare carburante e compost potrebbe essere una buona idea per accrescere l’indipendenza energetica.
by ecoblog.it
lunedì 27 luglio 2020
Cosa succede al tuo corpo quando bevi una coca cola?
* 20 minuti: la tua glicemia schizza in alto causando un massiccio rilascio di insulina. Il tuo fegato risponde trasformando tutto lo zucchero che può “catturare” in glicogeno ( zuccheri di riserva per il corpo) e grasso.
* 40 minuti: la caffeina è stata assorbita completamente. Le pupille si dilatano, la pressione del sangue aumenta e come risposta il tuo fegato rilascia altro zucchero nel sistema circolatorio. I recettori cerebrali dell’adenosina si bloccano per prevenire la sonnolenza.
* 45 minuti: il corpo aumenta la produzione di dopamina stimolando il centro del piacere del cervello. E’ lo stesso meccanismo di azione della cocaina…..
* >60 minuti: l’acido fosforico lega il calcio, il magnesio e lo zinco nell’intestino, causando un ulteriore spinta al metabolismo. Inoltre le alte dosi di zucchero e la dolcezza artificiale aumentano l’escrezione urinaria di calcio.
* >60 minuti: le proprietà diuretiche della caffeina entrano in gioco. E’ ora assicurato che con le urine verranno eliminati il calcio, il magnesio e lo zinco che erano in realtà destinati alle ossa, oltre al sodio, a vari elettroliti e all’acqua.
* >60 minuti: dopo l’eccitazione iniziale si avrà un crollo della glicemia. Potresti diventare irritabile e/o apatico. Avrai anche eliminato con le urine tutta l’acqua presente nella bibita, ma non prima di averla infusa con preziosi nutrienti che il tuo corpo avrebbe potuto usare per scopi fondamentali: idratare i tessuti, rafforzare le ossa e i denti.
Tutto questo sarà seguito nelle prossime ore da un crollo della caffeina. Ma….fatti un altra Coca-Cola, ti farà sentire meglio.
Nota: il nemico non è la Coca-Cola bensì la combinazione di dosi eccessive di zucchero unite alla caffeina e all’acido fosforico. Questa combinazione la si può trovare nella maggior parte delle bibite gassate.
fonte:www.managai.net
domenica 26 luglio 2020
Cosa c'è di sbagliato nel Mc Donald's?
Noi siamo continuamente sottoposti al bombardamento di stupida pubblicità, modelli consumisti ed alla continua corsa che è la vita nelle grandi città - ma non ci vuole un' intelligenza particolare per iniziare a farsi delle domande su McDonald's e capire che qualcosa è decisamente sbagliato.
Tutto quello che puoi trovare dentro il cibo meccanizzato di McDonald's e la minore attrazione che esso eserciterà dopo che questo opuscolo ti avrà mostrato alcune cose... la verità sugli hamburgers, tutto ciò è abbastanza da far si che tu non entrrai più da McDonald's per il resto della vita.
Qual'è il legame tra McDonald's e la fame nel "Terzo Mondo"?
Non si può fare a meno di sentirsi colpevoli riguardo il mangiare, mentre vediamo in TV i bambini africani affamati. Se spedisci soldi alla Band Aid, o compri da Oxfam, etc., questo moralmente è un bel gesto, ma è politicamente inutile.
Affamati dai dollari
McDonald's è una enorme multinazionale, una di quelle corporation con investimenti su vasti territori dei paesi poveri, venduti loro dalle regole del dollaro-affamatore (spesso con legami con i militari) e da oligarchie privilegiate, sgombera le piccole fattorie che sono li e che producono cibo per il proprio popolo.
La potenza del dollaro significa nell'ordine comprare tecnologia e produrre beni, i paesi poveri sono intrappolati nella produzione di tanto e tanto cibo destinato esclusivamente ad essere esportato negli Stati Uniti. Dei 40 paesi più poveri del mondo, 36 esportano cibo negli USA - il più ricco.
Imperialismo economico
Mc USA flagPaesi del "Terzo Mondo", dove molti bambini sono denutriti, stanno attualmente esportando la maggior parte dei loro raccolti come mangime per animali - per far ingrassare il bestiame e trasformarlo in hamburgers nel "Primo Mondo". Milioni di ettari dei migliori terreni agricoli vengono sfruttati per il nostro benessere - per il thè, il caffè, il tabacco etc. - mentre la gente lì muore di fame. Mc Donald's è completamente compromesso in questo imperialismo economico, che tiene nella fame e nella miseria tanta povera gente nera mentre molti bianchi si ingrassano.
Indecente spreco di risorse
Mc Garbage I cereali sono nutrimento per le mandrie nei paesi del Sud America per produrre la carne degli hamburger di McDonald's. Le mandrie di bestiame consumano un ammontare di cereali e soia 10 volte maggiore rispetto al consumo degli esseri umani: una caloria di manzo richiede 10 calorie di cereali. Dei 145 milioni di tonnellate di cereali e soia utilizzati per il nutrimento del bestiame, solo 21 milioni di tonnellate di questa carne vengono utilizzati. Lo scarto è 124 milioni di tonnellate per anno con un valore di 20 miliardi di dollari. E' stato calcolato che con questa cifra si potrebbe nutrire, vestire e dare un tetto all'intera popolazione mondiale per un anno.
50 acri ogni minuto
Ogni anno un area di foresta pluviale della grandezza della Gran Bretagna è abbattuta o defogliata e incendiata. Globalmente, un miliardo di persone dipende dall'acqua che proviene da queste foreste che assorbono le piogge e le restituiscono gradualmente. I disastri in Etiopia ed in Sudan sono in parte causati dalla deforestazione incontrollata. In Amazzonia - dove ci sono attualmente 100.000 allevamenti di bovini - le piogge torrenziali si abbattono sulle valli senza alberi, erodendo il terreno e trascinando via il suolo fertile. La terra nuda, battuta dal sole tropicale, diviene così inutilizzabile per l'agricoltura. E' stato stimato che ogni ora viene estinta una specie animale, vegetale o di insetti.
Perchè è sbagliato che McDonald's distrugga le foreste pluviali?
Intorno all'equatore c'è una fascia di vegetazione lussureggiante, non toccata dallo sviluppo umano per un milione di anni, sostiene circa la metà delle forme di vita della terra, incluse 30.000 specie di piante, e produce la maggior parte del cruciale rifornimento di ossigeno del pianeta.
Mangime & Spazzatura
McDonald's e Burger King sono due delle molte multinazionali americane che usano veleni letali per distruggere vaste aree della foresta pluviale del Centro America per creare pascoli per il bestiame che sarà poi rivenduto sotto forma di hamburger negli Stati Uniti e per fornire il materiale per l'impacchettamento dei fast-food. (Non ti far ingannare da McDonald's quando dice che usa carta riciclata: solo una piccolissima percentuale lo è. La verità è che vengono tagliati 1.300 kilometri quadrati di foresta solo per rifornirli di carta per un anno. Tonnellate di questa finiscono nell'immondizia delle città dei paesi "sviluppati".)
Invasione coloniale
McDonald's e le altre corporation non solo contribuiscono ad aggravare la catastrofe ecologica. Stanno cacciando via le tribù che abitano le foreste pluviali, dai loro territori ancestrali, dove hanno vissuto pacificamente per centinaia di anni senza danneggiare l'ambiente. Questo è un tipico esempio dell'arroganza e della corruzione delle compagnie multinazionali nella loro infinita corsa a maggiori e maggiori profitti.
Non è un'esagerazione dire che quando ingoi un Big Mac, stai aiutando McDonald's a distruggere questo pianeta.
Che cos'è così poco salutare nel cibo di McDonald's?
Mc Donald's prova a spiegare nella sua "Guida Nutrizionale" (che è piena di belle immagini, ma veramente inconsistente in quanto a fatti & grafici) che la massa prodotta da hamburger, patatine, coca cola, milkshakes, etc. sono utili e nutrienti parti di ogni dieta.
Quello che non mettono in evidenza è che questo tipi di alimentazione è elevata nei grassi e negli zuccheri, nei prodotti animali e nel sale (sodio), e bassa in fibre, vitamine e minerali - quello che viene descritto come un pasto tipo di McDonald's - è legato al cancro all'intestino, al seno ed alle malttie cardiache. Questi sono dati accertati dalla medicina, non teorie eccentriche. Ogni anno in Gran Bretagna le sole malattie cardiache sono causa di circa 180.000 morti.
Veloce = Falso
Anche se amano mangiarli, molta gente riconosce che gli hamburger a catena di montaggio e le patatine sintetiche infilati in contenitori di plasitca e carta, sono cibo-truffa. McDonald's preferisce la parola "cibo-veloce". Questo non solo perchè è preparato e servito il più velocemente possibile - è fatto per essere mangiato altrettanto velocemente. Uno dei simboli della qualità-truffa dei Big Mac è che attualmente la gente fa delle gare a chi ne mangia di più nel minor tempo.
Pagare per l'apparenza
Masticare è essenziale per una buona digestione, perchè promuove il fluire dei succhi gastrici che "lavorano" i cibi e mandano il nutrimento al sangue. Il cibo che troviamo da McDonald's è così privo di consistenza che è veramente difficoltoso riuscire a masticarlo. Anche le loro illustrazioni mostrano che un "quarter-pounder" è composto da un 48% per cento di acqua. Questo tipo di cibo finto incoraggia la sovra-alimentazione, e gli alti zuccheri ed il sodio contenuti possono far sviluppare una specie di "dipendenza". Questo significa maggiori profitti per McDonald's ma costipazioni, colesterolo ed attacchi di cuore per molti consumatori.
Aggiustati con la chimica
Le uniformi a righine di McDonald's, le luci abbaglianti, le brillanti decorazioni in plastica, i cappellini festosi e la tipica musichetta sono tutte parti dello stesso bel vestito indossato da un cibo di bassa qualità che è stato progettato fin nei minimi dettagli per apparire allo stesso modo ed avere lo stesso identico sapore in tutti i McDonald's in ogni angolo del mondo. Per raggiungere questa artificiale identità di gusto McDonald's richiede che le sue "foglie di lattuga fresca" vengano trattate con venti diversi prodotti chimici per dargli lo stesso colore, la stessa consistenza per lo stesso periodo di tempo. Alla fine potrebbe essere un pezzo di plastica.
Come McDonald's sfrutta deliberatamente i bambini?
Nelle vicinanze di ogni McDonald's la loro pubblicità è orientata verso i bambini. Anche la "personalità" di Ronald McDonald's non è così popolare come i ricercatori della corporation si aspetterebbero (forse perchè è così poco originale), migliaia di bambini adesso pensano ad hamburger e patatine ogni volta che vedono un clown con i capelli arancioni.
La consueta trappola
A nessun genitore bisogna spiegare quanto sia difficile distrarre un bambino da un comportamento o un tipo di cibo abitudinario. La pubblicità dipinge McDonald's come un posto felice, un circo dove sono disponibili hamburger e patatine per tutti a qualsiasi ora del giorno e della notte, intrappola i bambini a pensare che se non ci vanno non sono "normali". L'appetito, la necessità e - soprattutto - il denaro non toccano mai "l'innocente" mondo di Ronald McDonald's.
Pochi bambini sono lenti a riconoscere le sfarzose insegne rosse e gialle che campeggiano nei centri commerciali o nelle strade affollate delle grandi città di ogni nazione. McDonald's sa esattamente che tipo di pressione fa questo su chi deve stare appresso a dei bambini. E' duro non cadere in questo "conveniente" modo di far "felici" i bambini, anche se non si ha molto denaro e si prova ad evitare questo cibo-balordo.
Cibo giocattolo
patatine Per compensare l'inadeguatezza dei propri prodotti, McDonald's cerca di far passare il consumo di pasti come "una cosa divertente". Questo trasforma l'atto del mangiare in una performance dove l'importante è stare da McDonald's ("Così com'è nelle pubblicità!") ed il cibo in se stesso è poco importante. Non molti bambini sono interessati alla nutrizione, ed anche se lo fossero, tutta l'apparenza e le consuetudini fatte di cappellini di carta, luccichii e palloncini nasconde il fatto che il cibo che loro sono indotti/sedotti a mangiare è, quando va bene, mediocre al peggio velenoso - ed i loro genitori sanno che non è neanche conveniente.
Lo sporco segreto di Ronald
Una volta, ci raccontavano le fiabe su come sono fatti gli hamburger ed i bambini erano molto meno pronti a gustarsi le perverse stramberie di Ronald McDonald. Con la giusta prontezza l'immaginazione dei bambini ha trasformato un clown in un orco (un sacco di bambini sono comunque sospettosi verso i clown). I bambini amano un segreto, e quello di Ronald è veramente disgustoso.
In che modo McDonald's è responsabile per torture e assassinii?
Il menu di McDonald's è basato sulla carne. Vendono milioni di hamburger ogni giorno in 35 paesi del mondo. Questo significa la costante carneficina, giorno dopo giorno di animali nati e allevati solamente per essere trasformati in prodotti McDonald's.
Molti di loro - specialmente i polli ed i maiali - passano la loro vita in condizioni completamente artificiali in enormi fabbriche fattorie senza accesso all'aria aperta o alla luce del sole e nessuna libertà di movimento. Le loro morti sono una sanguinosa barbarie.
Uccidendo un Big Mac
muccaNei mattatoi, gli animali spesso lottano per scappare. Il bestiame diventa frenetico quando vede gli animali che li precedono sulla linea della mattanza bastonati, accoltellati, inchiodati, e affettati elettricamente.
Un recente rapporto del governo inglese ha criticato gli inefficienti metodi di stordimento nei quali risulta che spesso gli animali sono ancora completamente coscienti quando viene tagliata loro la gola. McDonald's è responsabile della morte di un numero infinito di animali con questi cosiddetti metodi umani. Noi abbiamo la possibilità di sceglier se mangiare o meno la carne. I 450 milioni di animali uccisi ogni anno in Gran Bretagna per diventare cibo non hanno in nessun modo la possibilità di fare scelte. Si dice spesso che dopo aver visitato un mattatoio la gente si nausea al solo pensiero di mangiare carne. Quanti di noi sarebbero pronti a lavorare in un mattatoio e ad uccidere gli animali che mangiamo?
Qual'è il tuo veleno?
La carne è responsabile del 70% di tutti gli avvelenamenti da cibo, ed il pollo e la carne tritata (come quella usata per gli hamburgers) sono i maggiori colpevoli. Quando gli animali vengono macellati la carne può venire contaminata dal contenuto delle budella, come feci ed urina, portatori di infezioni batteriche. Nel tentativo di evitare questo tipo di infezioni nei loro animali, gli allevatori usano somministrare periodicamente dosi di antibiotici. Questi si vanno ad aggiungere agli ormoni che stimolano la crescita, ai pesticidi ed ai chimici residui del mangime che crescono nei tessuti dell'animale e possono alla lunga danneggiare la salute di una persona con una alimentazione basata sulla carne.
Lavorare da McDonald's
Ci deve essere un problema serio: anche se l'80% dei lavoratori di McDonald's sono part-time, in un anno il turn-over raggiunge il 60% (negli Stati Uniti è del 300%). Non è strano per i lavoratori dei loro ristoranti abbandonare dopo quattro o cinque settimane. Le ragioni non sono difficili da scovare.
Vietato ai sindacati
I lavoratori e le lavoratrici del comparto ristorazione se la vedono brutta in quanto a paga e condizioni di lavoro. Sono al lavoro la sera e nei week-end, passando lunghi periodi in ambienti caldi, puzzolenti e rumorosi. Le paghe sono basse e possibilità di promozioni minime.
Modificare questo tramite negoziazioni sindacali è decisamente difficoltoso: non c'è un sindacato specifico di questi lavoratori e quelli a cui potrebbero rivolgersi mostrano poco interesse per i problemi di chi sta part-time (per la maggior parte donne). Una recente inchiesta sui lavoratori dei burgers-restaurant ha mostrato che circa l'80% dice che avrebbe bisogno dell'aiuto di un sindacato per avere maggiore paga e diverse condizioni di lavoro. Un altra difficoltà è costituita dal fatto che chi lavora in cucina come una grande parte dei lavoratori appartenenti a minoranze etniche che con le poche possibilità che hanno di trovare lavoro, temono di essere licenziati - e molti lo sono stati - per aver aderito ad un organizzazione sindacale.
McDonald's ha una strategia contro la sindacalizzazione che consiste nel liquidare i lavoratori a favore di questa. Fino ad oggi ha avuto successo in tutto il mondo tranne che in Svezia e a Dublino, dopo una lunga lotta.
Allenati a sudare
E' ovvio che tutte le grandi catene di negozi e giganti del cibo spazzatura dipendono per i loro grassi profitti dallo sfruttamento di gente giovane. McDonald's non è un'eccezione. Tre quarti dei lavoratori sono sotto i 21 anni, la struttura produttiva è priva di specializzazione: chiunque può friggere un hamburger o pulire i bagni o sorridere ai clienti. Non ha bisogno di nessun corso di formazione. Quindi non c'è bisogno di impiegare cuochi o staff qualificato - solo quelli che accettano di lavorare per bassi salari.
Visto che non c'è un minimo salariale stabilito dalla legge in Gran Bretagna, McDonald's può pagare quanto gli pare aiutando così ad abbassare i salari nel settore della ristorazione. Dicono che stanno dando lavoro per chi ha appena finito gli studi e che prendono i lavoratori senza pregiudiziali di sesso e di razza. La verità è che McDonald's è interessato a reclutare lavoro a basso costo - che vuol dire sempre che gruppi svantaggiati, donne e gente nera, saranno maggiormente sfruttati dall'industria.
DEVE CAMBIARE TUTTO
Ciò che è sbagliato in McDonald's è sbagliato anche in tutte le catene di cibo spazzatura come: Wimpy, Kentucky Fried Chicken, Wendy, Burger King etc.. Tutti quanti nascondono il loro sfruttamento scriteriato delle risorse animali e della gente, dietro una facciata di colori sfavillanti e "divertimento per le famiglie". Il cibo stesso è molto simile ovunque cambia solo l'impacchettamento.
La crescita di queste imprese equivale ad eliminare la scelta, non ad aumentarla. Sono uno degli esempi peggiori di industrie motivate solo dal profitto e ansiose di espandersi continuamente.
Questa mentalità materialista sta condizionando tutti gli spazi della nostra vita con giganteschi agglomerati dominanti i mercati, che lasciano poco o nessuno spazio a persone che creano una scelta genuina. Però alternative esistono e molti stanno raccogliendo supporto quotidianamente da persone che rifiutano i grandi business in favore dell'autorganizzazione e della Cooperazione in piccola scala. Il punto non è di cambiare McDonald's in una specie di organizzazione vegetariana, ma di cambiare interamente il sistema, qualcosa in meno sarebbe una truffa.
COSA SI PUO' FARE
Smettere di andare da McDonald's, Wimpy etc., e spiegare ai tuoi amici e alle tue amiche esattamente il perchè. Gli enormi profitti di queste compagnie - e perciò anche il loro potere di sfruttamento - arrivano dalla gente che cammina per la strada. Come singoli individui possiamo fare la differenza... Perchè aspettare che tutti gli altri si sveglino?
LE TUE SCELTE CONTANO
Le ricerche hanno dimostrato che una gran parte dei clienti dei fast-food, va in questi posti solo perchè sono lì, perchè se li trovano davanti - non perchè gli piace particolarmente quel tipo di cibo oppure perchè ha fame. Solo questo fatto fa capire che gli hamburger fanno parte di un gigante circolo vizioso che la gente potrebbe evitare se solo sapesse cosa fare. Sfortunatamente noi tendiamo a sottovalutare la nostra responsabilità e la nostra influenza. Questo è sbagliato. Ogni cambiamento nella società parte dagli individui che cominciano a pensare in che modo vivono e quando agiscono secondo le loro opinioni. I movimenti sono solo "gente comune" collegata assieme, una con l'altra...
PRENDI CONTATTI, DIFFONDI IDEE
Può darsi che tu non senta spesso parlare di loro, ma ci sono molti gruppi che fanno delle campagne sui problemi che sorgono - movimenti che sostengono le lotte nel "Terzo Mondo", che combattono per i diritti delle popolazioni indigene, che proteggono le foreste pluviali, che si oppongono all'uccisione degli animali etc.
Dovunque c'è oppressione c'è resistenza: la gente si sta organizzando, sta prendendo coraggio dall'attivismo di gente comune consapevole, che sta imparando a trovare nuove strade e nuova energia per realizzare una vita migliore. L'apatia degli altri non è una buona ragione per continuare a gironzolare aspettando che arrivi qualcuno che ci dica che cosa dobbiamo fare. Non necessiti di nessun particolare talento per partecipare alle attività del gruppo di attivisti che opera nella tua zona ...o per formarne uno - i gruppi già esistenti saranno felici di darti una mano se necessario.
Per opuscoli su tutti gli aspetti del vegetarianesimo, della nutrizione, dei diritti degli animali etc. puoi metterti in contatto con: Animal Aid, 7 Castle Street. Tonbridge, Kent. Molti altri contatti possono essere trovati scrivendo a London Greenpeace all'indirizzo posto alla fine della pagina.
C'E' UNA SCELTA CHE PUOI FARE: BASTA CON LA CARNE
Farla finta con l'abitudine degli hamburger è facile. Ed è il primo passo per farla finita del tutto con la carne. L'essere vegetariani/e non è una moda da piccolo borghesi, l'altr'anno il numero delle persone vegetariane in Inghilterra è aumentato di un terzo. Molti supermarket adesso espongono prodotti vegetariani e vegani [sono quelli che non mangiano nessun prodotto animale] - In breve l'etichetta del vegetariano "eccentrico" non esiste più con tutti gli altri luoghi comuni quli quelli del "cibo da conigli".
Perchè non provare qualche ricetta vegana o vegetariana, così solo come un esperimento di prova per iniziare?
Da una ricerca sulle abitudini alimentari si è scoperto che la maggior parte dei vegetariani che prima mangiavano carne hanno dichiarato che adesso fanno pasti molto più vari e differenti da quando hanno eliminato la carne dalla loro alimentazione. Altre, numerose,ricerche dimostrano che la gente che segue una alimentazione senza carne è più in salute dei mangiatori di carne, meno predisposti a "prendere" tosse e raffreddori, ed hanno una grandissima riduzione sul rischio di soffrire di ernia, emorroidi, obesità e malattie cardiache.
LA LIBERAZIONE INIZA DAL TUO STOMACO
LA RIVOLUZIONE PARTE DA TE STESSO/A
Ci sono una quantità di alternative gustose, economiche e nutrienti ad una alimentazione basata sulla carne in decomposizione degli animali morti: frutta fresca di ogni tipo, un'infinita varietà di ortaggi nostrani ed esotici... e poi pasta, cereali, legumi, fagioli, patate, piselli, riso, noci, soya in tutti i modi etc. In tutto il paese stanno spuntando ovunque cooperative che producono cibo sano. Adesso è veramente un buon momento per cambiare.
Una Gran Bretagna vegana sarebbe autosufficiente coltivando solo il 25% dei terreni agricoli disponibili.
Perchè non mettersi insieme con gli amici con sui vivi e tirarsi su il proprio orto? In Inghilterra, ad esempio, ci sono un'infinità di lotti liberi e di giardini nelle case.
Il Piacere di preparare buon cibo e di distribuire pasti sani ha anche la sua importanza: fa parte di quel processo fondamentale nella vita della gente comune che sta nel riprendere il controllo della propria vita e nel creare una società migliore. Il contrario che lasciare il proprio futuro nelle ciniche ed avide mani di corporation come McDonald's.
CHI HA SCRITTO QUESTO OPUSCOLO?
Il gruppo di LONDON GREENPEACE GROUP è esistito per molti anni come un gruppo di attivisti/e senza nessun legame particolare con i partiti politici. La gente - non gli iscritti - vengono alle riunioni sttimanali e cerchiamo di fare qualcosa per rispondere all'oppressione delle nostre vite ed alla distruzione dell'ambiente. Nel frattempo sono cresciuti molti movimenti: ecologisti, contro la guerra, per la liberazione animale e movimenti anarchici e libertari - continuamente impariamo gli uni con gli altri. Noi incoraggiamo la gente a pensare indipendentemente ed ad agire di conseguenza, senza leader, e cosi proviamo a capire le cause dell'oppressione ed alla sua abolizione tramite una rivoluzione sociale.
Questa comincia dalle nostre vite, ADESSO.
fonte:www.tmcrew.org
Quando l'olio non sa di olio
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DOMINELLA TRUNFIO 12 DICEMBRE 2016 Di truffe sull’olio d’oliva spacciato per extravergine ne abbiamo abbastanza, eppure siamo dava...
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